PIETRO GENTILI

“Ogni strada è congiunta al suo viandante”
Pietro Gentili

Ho incontrato Gentili a Milano, inizi anni Sessanta.
Alto e barbuto, chiuso dentro al bianco caprino di un maglione appartenuto al Battista, parlava pacatamente e con autorità, accompagnando il dire con gesti rituali delle mani ossute.
Era un antico re orientale, che avresti potuto vedere tremila anni prima tra Eufrate e Tigri, su quelle terre fatte di luce.
È in verità la Luce, attuazione metafisica della conoscenza, ad improntare centralmente ogni ricerca di Gentili.
Molti operatori, con infinite opere d'infinite tendenze hanno esplorato negli ultimi decenni il “terreno”, “l'umano”; pochissimi il cosmico e il “divino”. Una sostanziale differenza distingue i due scenari operativi. Nel primo, per cosí dire “profano”, definibile all'interno dell'universo culturale oggi accreditato e del sistema di valori ad esso peculiari (circuiti artista - galleria - critico - mercato - museo, ecc.) si affermano esperienze formali ed emozioni estetiche estranei ai fini perseguiti sull'opposto versante, quello “rituale”. Scenario, quest'ultimo, dove muove il lavoro di Gentili, dentro al quale emergono i valori legati all'esperienza religiosa, all'economia del sacro, al mistero della liturgia, alla totalità mistica.
Spesso i pregiudizi polemici di tanta critica del XX secolo, rapportabili a tutto ciò che di negativo la razionalità scientifica ha prodotto in Occidente, hanno reso difficile isolare con serena valutazione, e proporre alla collettività, taluni momenti spirituali di linguaggio artistico, prossimi a culture dell'Oriente.
Non si tratta, per quello che ha fatto e farà Gentili, di distinguere linee di tendenza, lavori figurali o astratti.
Siano le sue opere trame di specchi riflettenti strutture di micro o macro universi, oppure ritratti, soli, lune, cicli di stagioni, manti celesti e angeli: sempre manifestano un mondo che Gentili concepisce secondo il proprio interesse spirituale.
Per Gentili l'artista è un uomo predestinato a rendere manifeste le qualità amorose del cuore celeste; sottomesso alla dolorosa dinamica creatrice tesa a trasmutare la natura terrena dell'uomo in luce divina.
Partendo dalla terra e dalle sue stagioni, dall'esperienza tra gli uomini, il desiderio di Gentili si invola ad esaltarsi nello Spirito: o, com'egli stesso dice, nella “supernatura”, nella Luce di mondi trascendenti indicibili con linguaggio comune; penetrabili soltanto con le chiavi simboliche ed ermeneutiche dell'iniziazione e della creazione artistica.
Si spiegano allora, a livello operativo, scelte tecniche e impiego di materiali che qualcuno ha ritenuto non specifici della “pittura”. Ma il vero creatore si serve dei mezzi che piú sono congeniali alle proprie intenzioni e adatti a materializzarle.
Perché l'uso dello specchio? Perché la natura di tale materiale-simbolo avvicina attraverso la percezione diretta soggetto e oggetto, suggerisce la visione spirituale, permette di risalire la scala dei significati relativi ai diversi livelli di realtà, dalle definizioni “chiuse” del concetto alle verità “aperte” che oltrepassano la ragione.
Vale la pena ricordare che secondo la tradizione Shinto lo specchio sacro conservato nel tempio di Ise simboleggiava la verità. Gli dei lo fabbricarono perché Amaterasu, dea del Sole richiusasi incollerita in una grotta, restituisse al mondo la luce. La dea scambiò la propria luce riflessa nello specchio come un secondo sole e, incuriosita, abbandonò l'oscura dimora.
Lo specchio dunque, per essere ciò che riflette, evidenzia il cammino della conoscenza piú completamente di quanto riesca a fare la ragione, simboleggia il puro spirito come riflesso dell'Essere assoluto.
Potremo cosí leggere al fine le opere di Gentili con le parole di un mistico arabo: “Venite, atomi erranti, ritornate verso il vostro centro e divenite lo specchio eterno che avete visto…”.

Italo Furlan



PIETRO GENTILI E L'ARTE CONTEMPORANEA

Anche se dal punto di vista estetico-formale le opere di Gentili richiamano alla mente il Neoconcretismo, l'arte Cinetica, Programmata e la Op-art, in realtà se ne distaccano profondamente per un desiderio intimo dell'artista di dare “concretezza” al suo bisogno di spiritualità attraverso l'uso di colori e specchi che assumono cosí un significato che trascende la realtà oggettiva per farsi al contrario testimoni di tutto un mondo interiore.
Infatti, nonostante le sue opere siano spesso state assimilate a una variante dell'astrattismo geometrico e in passato sia figurato in collettive intitolate a questa corrente artistica (l'uso di forme geometriche sta all'origine di questa confusione), il ricorso a immagini radiali, circolari, poligonali, si spiega con la necessità di ricorrere all'antica simbologia dei numeri che illustra l'origine della manifestazione: dall'uno al multiplo al differenziato.
Non bisogna, pertanto, ridurre i suoi lavori a semplici studi sulla forma e la percezione in quanto le sue opere sono sempre profonde ed elaborate, frutto di lunghe e intense meditazioni che hanno lo scopo di ricongiungere l'anima dell'artista con quella del mondo divino.
Nulla, quindi, nelle sue opere è casuale o risponde a semplici esigenze estetiche.
Ad esempio il variare dei colori corrisponde a diversi stati di coscienza; si passa cosí da opposizioni cromatiche violente, che ricordano la bipolarità di ogni manifestazione, a immagini chiare e monocrome, che si avvicinano alla “risplendente 'rosa bianca' del Paradiso dantesco”.
Ne deriva che i colori che compongono la tavolozza pittorica dell'artista, vengono ad assumere un contenuto semantico particolare e “sublime”, tutto retto dalla spiritualità e dall'amore incondizionato verso Dio e tutte le sue creazioni.
Ad esempio il verde rappresenta lo spirito divino e quindi l'essenza della divina compassione; l'azzurro e il giallo, o luci madri, esprimono rispettivamente l'amore incondizionato del cuore celeste e l'amore del cuore terrestre, e tutte le possibilità della comunicazione associate all'intelligenza e a tutte le idealità dello Spirito divino.
Un elemento costante nelle opere di Gentili è la luce la quale converge ad improntare centralmente ogni sua ricerca. Importante a tale proposito è quindi l'utilizzo dello specchio in qualità di materiale-simbolo che da temperato rilievo si fa in seguito accentrato di luce e forma che scandisce un ritmo.
Tangente all'opera di Gentili è la conoscenza astrologica intesa come l'antica scienza degli antichi; l'interesse dell'artista per questa disciplina risale all'incontro con Denise Madin che diverrà sua maestra di astrologia e poi sua moglie.

Convenzionalmente l'opera di Gentili si può dividere in quattro fasi ciascuna delle quali però non viene mai abbandonata completamente nel corso degli anni, ma talora si ripresenta alla luce di nuove forme espressive.
Una prima fase si colloca tra la fine degli anni '50 e gli inizi degli anni '60 con opere in cui è ravvisabile un primo avvicinamento alle filosofie e alla mistica orientali: ne scaturisce un'opera impregnata di rigore ed essenzialità.
Dalla metà degli anni '60 il centro della sua ricerca diviene il PUNTO, il quale collocato lungo percorsi concentrici viene poi a comporre delle forme circolari irradianti che conducono negli anni '70 a tutta una serie di opere intitolate Sole.
Contemporaneamente ai Soli, sviluppa una struttura tridimensionale che comprende gli Scudi, fatti su tela modellata, Moduli con materia specchiante e metalli, e i Fiori del Cielo.
Intorno agli anni '80 i suoi lavori sembrano trasformarsi in simboli astrali, in presenze angeliche, di cui restano parvenze allusive di ali. Di qui tutta la serie di Angeli e Arcangeli, composti di ali intrecciate, ispirati alla mistica cristiana ma soprattutto medio-orientale.
L'ultima fase collocata intorno agli anni '90 conduce ad una serie di Porte ciascuna delle quali è caratterizzata da una spaccatura o fenditura verticale in mezzo a una tavola risolta di volta in volta con colori e superfici diverse.
Attualmente Gentili sta realizzando una serie di opere in cui protagonisti assoluti della ricerca sono ancora una volta la luce e il colore avvalendosi di un materiale povero, di uso comune quale appunto la plastica per imballaggi, le cui “bolle d'aria” meglio riproducono l'idea dell'acqua; questo materiale viene poi impreziosito di piccoli frammenti di foglia oro, che contribuisce a dare all'opera quel tocco di luminosità costantemente presente nelle opere dell'artista.
Il suo agire nell'Arte non si esaurisce solo in opere pittoriche o scultoree ma interessanti sono anche i gioielli, realizzati nel periodo della sua collaborazione con la stilista fiorentina Marucelli, che ripropongono le tematiche e le ricerche delle opere pittoriche.
Pietro Gentili considera l'Arte come un inno al divino che nella sua funzione sociale deve portare l'uomo verso i mondi sublimi della virtualità, alla scoperta della bellezza, all'esplorazione del cielo nel suo ruolo metafisico, alla conoscenza dell'Uomo, alla percezione di Dio in noi. In questo contesto troviamo che la edificazione dei Templi di Colle Oppio si pone come elemento di unione assoluta tra l'artista e la Madre Terra.

Chiara Rosa